La Pieve di San Martino a Sesto Fiorentino
La Pieve di San Martino venne costruita prima dell'anno 1000, come si legge in un documento antecedente a tale data e successivamente venne rimaneggiata nella seconda metà del Novecento.
La facciata della pieve è preceduta da un bel portico seicentesco che presenta sui portali alcuni stemmi della famiglia Venturi che aveva dei possedimenti a Sesto Fiorentino nel 1427.
L'interno della pieve è a tre navate di stampo romanico.
Gli interni sono abbelliti di stucchi e affreschi, tra i quali quello raffigurante l'Assunzione attribuito a Niccolò Lapi (1661-1732) e una Madonna col Bambino realizzato in stucco policromo posta sull'altare.
A sinistra dell'abside è rappresentata una "Madonna del Latte" realizzata nella seconda metà del XIII secolo.
Nella sagrestia è possibile vedere un ciborio del 1388 realizzato interamente in pietra.
All'interno della Pieve di San Martino sono inoltre custoditi preziosi dipinti di diversi artisti quali l'opera di Jacopo Vignali (1592-1664) raffigurante la Circoncisione, la raffigurazione della Pentecoste e Morte della Vergine di Cenni Francesco e il dipinto dei Quattro Santi, opera di Santi di Tito (1536-1603).
Santa Maria a Quinto
È citata in documenti già dall'XI secolo ma è stata rifatta nella seconda meta del'700.Conserva al suo interno un notevole trittico di Spinello Aretino e un Annunciazione del Maestro della Madonna Strauss(1410).
Tomba della Montagnola
Si trova in via Fratelli Rosselli N95 all'interno del parco di una villa privata.È stata scoperta nel 1959 ed è databile al VII secolo A.C..È costituita da un dromos esterno scoperto e da una interno coperto affiancato da due cellette laterali una per lato.La camera sepolcrale è sormontata da una falsa cupola con pilastro centrale.È considerata uno dei più insigni monumenti etruschi della zona.
Gli Etruschi sono arrivati anche a Sesto, e hanno avuto il tempo di costruirvi due tombe monumentali. La tomba a Tholos della Montagnola risale al settimo sec. a.C. ma è stata scoperta solo nel 1959.
La struttura architettonica ricorda le grandiose tombe micenee, come il tesoro di Atreo, con la falsa cupola a lastre aggettanti e l' imponente dromos (corridoio d'accesso lungo quattordici metri) che porta alla sala funeraria circolare, del diametro di cinque metri.
In particolare la Montagnola è sormontata da un grande tumulo di circa 70 metri di diametro; in questo si inoltra un lungo corridoio scoperto con all'imbocco alcuni gradini discendenti.
Attraverso un portale, formato da grandi monoliti degli stipiti e dell'architrave sormontato da lastroni, si accede ad un corridoio, tutto in pietra di alberese, dove sono state trovate tracce di intonaco dipinto in color terra di Siena.
Tomba della Mula
A breve distanza dalla Montagnola, sorge un'altra Tholos coeva, quella della Mula, proprio sotto la villa Garbi Pecchioli.
Essa appare oggi fortemente ritoccata; era certo già in luce nel 1481 (la data è infatti graffita all'interno) ed oggi, essendo adibita a cantina, risulta areata dall'alto da un pozzetto che dà luce alla camera principale e reca una banchina per le botti.
La scala di accesso è moderna, ma corrisponde in parte all'antico dromos, del quale si conserva e si riconosce agevolmente l'ultima parte, coperta da due grandi lastroni a livello decrescente come se fossero dei gradini all'inverso.
Da qui il livello di copertura si alza e i fianchi si restringono verso l'alto, costituiti da blocchi sgrossati ed aggettanti, che al sommo non arrivano ad incontrarsi, ma sono chiusi da una copertura di lastroni in piano. Procedendo avanti, attraverso questa specie di antecella o antetholos, l'altezza del successivo si riduce ed è sormontata da una serie trapezoidale di grandi lastre in piano; troviamo insomma un trapezio al posto del solito triangolo di scarico.
Prima di accedere alla tomba, superando tutto lo spessore della costruzione, l'ingresso si restringe con la frapposizione di ante.
Seguono due grandi stipiti monoblocchi, sporgenti rispetto alla linea perimetrale dell'interno, nel quale l'ingresso si affaccia sormontato da un trapezio di scarico a lastroni, nel motivo di raccordo dell'ingresso, retto, con la curva della tholos.
La tendenza costruttiva della Mula è a spicchi verticali successivi e quasi giustapposti.
L'alzato si modella circolarmente per aggetti ridotti al minimo, quasi rasati, sino all'altezza di m. 4,15 dal suolo. La cella circolare è anch'essa coperta ad aggetto ed appare priva del pilastro centrale, conservato invece nella vicina tomba della Montagnola; non è noto d'altronde se il pilastro sia mai stato qui presente, dato che l'eventuale punto di unione di esso con la pseudovolta è oggi occupato da una moderna presa di luce.
Da questo monumento, che per il tipo architettonico è da attribuirsi al settimo secolo a.C., non proviene purtroppo alcun oggetto. E' d'altronde certo che questa tomba, come quella della Montagnola, va attribuita ad una ricca famiglia della zona, all'interno di un quadro politico ed economico locale non ancora del tutto chiarito.